LE ORIGINI DI CASTELVETRANO

 
Castelvetrano - Teatro Selinus - Cariatide del palco centraleL'origine di Castelvetrano risalirebbe alle antiche popolazioni sicane di Legum e successivamente alle colonie dei cosiddetti veterani selinuntini destinati alla custodia delle derrate da cui l'antico nome "castrum veteranorum". L'esistenza della città è documentata a partire dal dominio angioino. È nel 1299 che Castelvetrano viene concessa ai Tagliavia futuri principi della città, il cui cognome si muterà nel tempo in Aragona e Pignatelli tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, Castelvetrano divenne "la capitale" dei possedimenti dei Tagliavia-Aragona, arricchendosi di numerose opere d'arte. Nel 1522 Carlo V, elevò la città a contea, nel 1564 Filippo II la eresse a principato. Nel 1600 si verificarono carestie e pestilenze, mentre la ripresa ebbe luogo nel secondo '700. Dopo i moti risorgimentali, che coinvolgono al seguito di Garibaldi squadre di volontari, e dopo l'unità d'Italia, il dominio di Castelvetrano passerà per almeno mezzo secolo nelle mani della potente famiglia Saporito. A loro si dovrà la costruzione del teatro Selinus, e l'avvio di numerose attività industriali. La prosperità della città come centro agricolo è dovuta principalmente alla coltivazione di vigneti e uliveti e all'esportazione di olive, olio e vino. L'economia cittadina, dal secondo dopoguerra incentrata sul settore primario con qualche tentativo di sviluppo del metalmeccanico e dell'industria del legno, punta oggi soprattutto sul turismo, come testimoniano i numerosi alberghi e ristoranti di cui il centro si è attrezzato.

     E' probabile, comunque, che il nome CASTRUM VETERANUM , prima di indicare un centro abitato, abbia designato una località, un incrocio di vie di comunicazione. Pur ammettendo l'esistenza di un centro abitato in epoca remota, o la possibilità di una frazione agricola, va detto che Castelvetrano acquista una precisa identità dal XII secolo. In questo periodo la storia della città si incrocia con quella dei Tagliavia, i quali, grazie a un'abile politica espansionistica, avviano lo sviluppo di Castelvetrano che diverrà capitale di tutti i loro feudi. Alla fine del XIV secolo, la città doveva avere una cortina muraria e opere di fortificazione, probabilmente il castello, di cui oggi rimane soltanto una torre ottagonale. Tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI, Castelvetrano conobbe il suo massimo splendore per l’abile politica espansionistica dei suoi signori che, come già detto, fecero della città il centro dei loro possedimenti. Carlo V, nel 1522, elevò Castelvetrano a contea; Filippo II, nel 1564, la eresse a principato. La valorizzazione delle terre, l’introduzione di metodi di coltivazione più intensiva e razionale, l’adozione di colture più redditizie etc… determinarono una rapida ascesa di Castelvetrano in vari settori: agricolo, industriale, economico, urbanistico etc…

 

Sorsero in questi anni, o furono abbellite o ingrandite, la chiesa di San Domenico, quella del Carmine, della Madrice, dell’Annunziata e altre. Il merito di aver dato avvio a tante fabbriche va a Giovan Vincenzo Tagliavia, primo conte di Castelvetrano, cui va anche il riconoscimento di aver iniziato la colonizzazione dell’odierna Menfi (un tempo chiamata Burgio Milluso), estendendo su quella zona gli interessi di Castelvetrano; e di aver ottenuto da Carlo V il privilegio di poter esercitare in città “Li giochi de l’armi”.      


Gli stemmi delle famiglie che hanno governato Castelvetrano

 

Castelvetrano raggiunse l’apice del suo splendore con Carlo D’Aragona, il “Magnus Siculus” ricordato da Manzoni quale governatore dello Stato di Milano nel 1582. Con lui l’amministrazione della città fu snellita e resa più razionale, portando a quaranta il numero dei consiglieri, assegnando seggi a nobili, artefici e borghesi, con l’uso di criteri non certo democratici. Carlo sollevò il problema dell’approvvigionamento idrico della città mediante l’acqua di Bigini, dando inizio ad un’opera colossale per l’epoca che, a causa di opposizioni e difficoltà di natura varia, fu completata nel 1615, come può leggersi sulle lapide della fontana delle Ninfe, fatta costruire per l’occasione da Giovanni III d’Aragona. La memoria degli Aragona – Tagliavia, è tenuta oggi viva dalla Festa del Principe. Tornando al 1500, ricordiamo che in quegli anni furono costruiti o ingranditi diversi conventi, erette nuove chiese, formate nuove confraternite etc… La città prosperò, si arricchì di nuovi monumenti e altre opere, diventando centro di un fiorente artigianato e sede di laboratori d’arte. Anche la situazione economica conobbe un miglioramento, e ciò grazie all’affitto di feudi da coltivare. Tuttavia, sul finire del secolo, ebbe inizio un periodo di cattivi raccolti e epidemie, aggravate anche dalle estorsioni del fisco. In seguito al moto palermitano di Giuseppe D’Alessi, anche il popolo castelvetranese insorse esasperato dalla carestia; ma la rivolta fu brutalmente domata. Nonostante queste difficoltà, continuarono nel 1600 le fondazioni di chiese e conventi. Nel 1720 la città si trovò a dover fronteggiare l’occupazione sia delle truppe austriache, sia di quelle spagnole che danneggiarono il territorio.

            

Sia nel 1820, che nel 1848, la città insorse contro il dominio borbonico, organizzando la guardia civica e un governo provvisorio. Una squadra di “picciotti” castelvetranese, guidata dal concittadino fra Giovanni Pantaleo, incontrò Garibaldi a Salemi, e si distinse nella presa del ponte della Guadagna e di porta Sant’Antonio a Palermo. Dopo l’unità d’Italia, Castelvetrano subì l’influenza della famiglia Saporito, i cui esponenti favorirono il sorgere di nuove attività imprenditoriali, monopolizzando, però, la vita politica e sociale del paese. Nel 1893, aderendo al movimento dei Fasci Siciliani, la città fu teatro di quattro giorni di violenti tumulti. Essa ha contribuito all’ascesa del filosofo Giovanni Gentile, massima espressione del Neoidealismo italiano, e artefice di una fondamentale riforma della scuola. Costantemente presente negli avvenimenti più significativi della storia siciliana, Castelvetrano costituisce il punto di riferimento di tutta la Valle del Belice, puntando sullo sviluppo turistico e sulla valorizzazione delle risorse agricole, vinicole e oleari.